In Italia distraggono le masse per celare la modifica dell’art.81 della costituzione

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DavidIckeFan
view post Posted on 18/4/2012, 07:53     +1   -1




In Italia distraggono le masse per celare la modifica dell’art.81 della costituzione

By Edoardo Capuano - Posted on 14 aprile 2012

www.ecplanet.com/node/3216

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Fra qualche giorno in Senato dovrà essere votata la modifica dell’art. 81 Cost. che introdurrà il cosiddetto pareggio di bilancio, e cioè l’obbligo per lo Stato di pareggiare costi e ricavi.

Una norma importante, ma che nasconde un terribile effetto: la consegna definitiva del nostro paese nelle mani delle oligarchie bancarie e finanziarie, perché con il pareggio di bilancio lo Stato non sarà più in grado di controllare e indirizzare l’economia nazionale attraverso le politiche anticicliche 1. La conseguenza è evidente: la nostra politica economica sarà gestita dal cosiddetto Fondo Internazionale Salvastati, dalla BCE e dalle oligarchie dei poteri finanziari mondiali che controllano i flussi di credito agli Stati tramite l’acquisto di titoli del debito pubblico (debito sovrano).

Ma andiamo indietro e torniamo al Governo Berlusconi. All’epoca c’erano parecchie resistenze per l’approvazione della norma che l’UE ci chiedeva proprio in ragione della crisi finanziaria. Già da questo dato è possibile una prima lettura del mostruoso provvedimento che sta per essere approvato. Berlusconi e il suo governo tentennavano, ma i poteri finanziari non intendevano aspettare. Ecco dunque la mossa regina: esautorare Berlusconi e sostituirlo con Monti, il quale il 2 marzo 2012 firma con gli altri paesi europei il cosiddetto Fiscal Compact, un trattato UE attraverso il quale si impongono regole più rigide nel rapporto tra deficit e PIL. In altre parole, il deficit non dovrà superare in alcun modo il 3% del PIL.

Ma il Fiscal Compact comporterà anche un impegno per gli Stati membri ad abbattere l’attuale debito pubblico per ridurlo fino a raggiungere il 3% del PIL. E siccome lo Stato italiano ha un deficit stratosferico, questo impegno comporterà per il nostro paese manovre pesantissime per i prossimi anni e una previsione di crescita che è pari a zero, poiché lo Stato a questo punto non avrà più sovranità di politica economica, non potendo sforare i limiti imposti dal Fiscal Compact, pena l’applicazione di forti sanzioni.


Le opinioni degli economisti e degli osservatori politici sul punto peraltro si sprecano, e c’è chi ritiene che il Fiscal Compact determina la nostra fine come nazione e come Stato sovrano. Il che pare essere vero al di là dell’evidente pregio di una politica che tenga sotto controllo gli eccessi della spesa pubblica. Del resto, è sufficiente vedere come è stata gestita la questione. In sordina. La Camera ha già approvato la modifica dell’art. 81 Cost. con una maggioranza bulgara che scongiura già in prima battuta il referendum costituzionale. Se la norma verrà approvata nella stessa maggioranza al Senato, i cittadini non verranno consultati in merito alla consegna della sovranità politico-economica a soggetti estranei ai meccanismi democratici. In altre parole, i cittadini si ritroveranno a essere governati dalle oligarchie finanziarie e i nostri politici saranno il paravento democratico attraverso il quale queste oligarchie decideranno i nostri destini.


Nessun organo di informazione ne ha parlato. Mentre tutti si spendono nel parlare di Renzo Bossi e dello scandalo leghista, che guarda caso capita proprio a fagiolo in un contesto politico dove si sta per approvare una modifica costituzionale più che importante e che ridisegnerà gli assetti e i rapporti all’interno dell’Unione Europea a favore netto di banche e finanza e del potere politico della Germania. Non a caso, sia Gran Bretagna, sia Repubblica Ceca non hanno aderito al trattato, mentre il nostro paese, prostituto dell’UE, è il primo che si è calato le braghe e ha accettato questi vincoli di bilancio suicidi che non permetteranno politiche di finanza congiunturale.

Del resto potevamo farci ben poco con la classe politica mediocre che ci ritroviamo. Siamo stati avvisati con un metodo finanziario-mafioso. Proprio ieri, alla riapertura dei mercati finanziari, lo spread (il rapporto tra BTP e Bund tedeschi) è risalito a quota 400 e la borsa di Milano ha perso 5 punti percentuali. Un vero crollo in vista della votazione della modifica costituzionale. Come a dire: votate a maggioranza dei 2/3 e approvate il Fiscal Compact, o questo è quello che vi aspetta, puttane italiane… Il default.






Edited by DavidIckeFan - 18/4/2012, 18:54
 
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CaporalRusty
view post Posted on 18/4/2012, 10:56     +1   -1




Regressione costituzionale

www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/7115/


Gianni Ferrrara
18.04.2012

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Con l'approvazione del Senato in seconda deliberazione si è concluso ieri il procedimento di revisione dell'art. 81 della Costituzione. Male. Un giudizio non tanto distante da quello che si arguiva dalle parole di chi dichiarava, dai banchi della sinistra, un voto più disciplinato che convinto.
Con l'approvazione di tale legge costituzionale, la politica economica è sottratta al Parlamento italiano, al Governo italiano, al corpo elettorale italiano. Con tale approvazione la nostra Costituzione non è più nostra. È stata trasformata in strumento giuridico funzionale ad un feticcio, quello neoliberista, che la tecnocrazia finanziaria europea interpreterà volta a volta dettando le misure che dispiegheranno la mistica del feticcio.
Con tale approvazione un altro demerito si accompagnerà a quelli sciaguratamente ottenuti dal nostro paese in tema di regimi politici. Il demerito di aver inventato un nuovo tipo di Costituzione. A quelle scritte, consuetudinarie, flessibili, rigide, programmatiche, pluraliste, liberali, democratiche, lavoriste, si aggiungerà la Costituzione abdicataria, una costituzione-decostituzione. Un ossimoro istituzionale che preconizza una recessione seriale che, partendo dalla neutralizzazione della politica, porterà alla compressione dei diritti e poi alla dissoluzione del diritto, sostituito dalla mera forza del dominio economico.
Emerge, improrogabile, la necessità di un intervento. Votando questa autentica regressione costituzionale, i gruppi parlamentari della strana maggioranza delle due camere hanno tenuto in irresponsabile dispregio i giudizi di economisti di molti paesi del mondo, tra i quali 5 premi Nobel, di giuristi di varie discipline. Su un tema così intrinseco alla sovranità popolare, e su cui, e non per caso, è stato stesa una coltre fittissima di silenzio, hanno escluso che potesse pronunziarsi il corpo elettorale. I fondati dubbi sulla legittimità costituzionale della legge elettorale da cui deriva la loro presenza in parlamento non ne hanno frenato la cupidigia di sottomettersi al diktat della Cancelliera tedesca. Hanno respinto anche la richiesta di approvarla pure questa legge, ma non con la maggioranza dei due terzi, quella che impedisce l'indizione di un referendum su tale gravissima spoliazione della sovranità nazionale. Ci resta ora un solo strumento per chiedere a questo o al prossimo parlamento di invertire la rotta.
Un solo modo per impegnarsi nella difesa di una conquista di civiltà arrisa con il riconoscimento, nel secolo scorso, dei diritti sociali. Sono quelli messi per primi in grave ed imminente pericolo dal feticcio liberista. Lo strumento che ci resta è quello di una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare, ai sensi dell'articolo 71 della Costituzione, con cui integrare l'art. 81 in modo che le entrate dello stato, delle regioni e dei comuni siano riservate per il cinquanta per cento ad assicurare direttamente o indirettamente il godimento dei diritti sociali.
Imponendo quindi che nei bilanci di previsione dello stato, delle regioni, dei comuni, il cinquanta per cento della spesa risulti complessivamente destinato a garantire direttamente o anche indirettamente i diritti: alla salute, all'istruzione, alla formazione e all'elevazione professionale delle lavoratrici e dei lavoratori, alla retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro, all'assistenza sociale, alla previdenza, all'esistenza dignitosa ai lavoratori e delle loro famiglie. Si tratta dei diritti riconosciuti dagli articoli da 32 a 38 della Costituzione. Si tratta di creare una garanzia efficace per i diritti, volta sia a neutralizzare gli effetti delle disposizioni inserite nell'articolo 81 della Costituzione e pericolosissime per i diritti sociali, sia a precludere, o almeno a ridurre, la spesa pubblica per armamenti, per grandi e disastrose opere, per variegate clientele. Ad ipotizzarla non è la stravaganza di un vecchio costituzionalista, testardamente convinto della necessità storica della democrazia di pervadere la base economica della società. È contenuta nella Costituzione della Repubblica del Brasile, all'articolo 159 ed è specificata in quelli lo seguono, la riserva di bilancio a favore dei diritti sociali.
Raccogliere cinquanta mila firme e più, tante, tante altre ancora, per sostenere una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare con i contenuti indicati è possibile. È doveroso. A tema centrale della prossima campagna elettorale per il rinnovo del parlamento va posta la garanzia finanziaria dei diritti sociali. Di fronte al pericolo del crollo di un pilastro della civiltà giuridica e politica, dobbiamo usare tutti gli strumenti della democrazia costituzionale che ci sono rimasti. Non possiamo altrimenti.


TNEPD-illuminati-pyramid-control

 
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